Signori, la fantascienza torna a teatro. L'occasione è tanto rara quanto ghiotta.
Pubblico dunque molto volentieri il comunicato prodotto dall'Associazione "Il Gigante", e relativo alla messa in scena prossima ventura di "Solaris, toccata e fuga", un adattamento di alto livello del celebre romanzo "Solaris", di Stanislaw Lem, da cui Andrej A. Tarkovskij trasse l’altrettanto (e più, per i cinefili) celebre e omonimo film.
Avendo avuto occasione di assistere alla rappresentazione in una stagione recente, consiglio a tutti la partecipazione, il 25 ottobre, alle ore 21.00, a Roma, nell'avveniristica cornice della Domus Talenti.
presenta
“Solaris, toccata e fuga”
drammaturgia
Angela Antonini e Paola Traverso
con
Angela Antonini
regia
Massimo D’orzi
installazione scenica
Alessio Ancillai
costumi
Sara Fanelli
foto di scena e realizzazione grafica
Filippo Trojano
Musiche
G. Ligeti, A. Schönberg , A. Scarlatti
H. Villa Lobos - J. Cage , N. Atlas , B. Maderna,
Bauhaus, Radiohead No surprises cantata da Page
Info:
www.ilgigantecinema.com
Libera composizione di drammaturgie che appartengono a differenti scrittori e poeti per tentare una rappresentazione -quasi un dipinto- dell’uomo davanti alla forma nuova. Un corpo di donna appare e scompare ogni volta che l’uomo sfida le tenebre e chiude gli occhi. Linguaggio indecifrabile quello di Harey la protagonista di Solaris, il capolavoro della letteratura fantascientifica del Novecento, che sfida la logica scientifica, razionale, positivista degli scienziati debolmente innamorati della vita, l’indifferenza di coloro che osservano il mondo freddamente, per cancellarne i colori. Lungo le rive del testo di Solaris incontriamo Cleopatra, Ariel e Amleto di Shakespeare, Madeleine de L’indifferente di Proust, la Ragazza di Antonioni, il Girasole impazzito di Montale, Viola di Calvino, toccata e fuga di immagini che raccontano dell’illusione del poeta quando cede al pensiero di un amore possibile.
Il testo: siamo partiti dallo storico romanzo di fantascienza “Solaris” dello scrittore Stanislaw Lem, da cui Tarkovskij ha tratto l’omonimo film, e dalle evocazioni letterarie che la lettura ci suggeriva strada facendo. Durante le prime letture emergevano spesso immagini che si legavano alla poesia di Montale e alla prosa di Proust circa il tema dell‘indifferenza, molto presente nelle reazioni di Chris, il protagonista maschile. Il romanzo racconta il percorso intimo di un amore che si consuma tra le stelle, nella stazione orbitante sospesa nell’atmosfera, mettendo l’accento sulle reazioni di un uomo di fronte all’intensità del proprio sentimento. L’autore di Solaris dipinge l’incontro dell’uomo con qualcosa di nuovo, di non collocabile, di sconosciuto che può essere appunto la conoscenza di una donna ma anche la conoscenza del mondo o l’approccio destabilizzante di una nuova idea, mai considerata precedentemente. Il montaggio del testo di Paola Traverso realizzato insieme all’attrice Angela Antonini crea una “composizione” di parole e versi tessuti in un’unica trama. E’ con immagini letterarie come quelle di Eugenio Montale, Marcel Proust, Michelangelo Antonioni, William Shakespeare, Italo Calvino che il mono-dialogo procede aprendosi con i versi tratti da Antonio e Cleopatra di W. Shakespeare, passando per l’amletico “essere o non essere” immerso nei colori psichedelici e abbaglianti delle immagini di Solaris. Questa tessitura mai forzata, nasce dalla necessità di superare la tragica storia di amore tra un uomo e una donna, per dire della complessità del confronto, senza rinunciare a quella bellezza possibile e raggiungibile dell’innamoramento.
La regia: I dialoghi sono letti ed interpretati da un’attrice sola in scena che, con pochissimi ed essenziali elementi scenici, disegna un continuo movimento di linee e geometrie che attraversano lo spazio. In scena i fogli bianchi del testo diventano essi stessi corpo da avvicinare al volto, abbandonare sul pavimento, portare in aria, calpestare, corpo scenico con cui pararsi gli occhi, danzare, parlare quasi fosse la rappresentazione dell’ “altro”, quello sconosciuto che abbiamo davanti, quasi a rappresentare il corpo a corpo delle autrici con la materia viva del romanzo. Il tessuto musicale che spazia da Ligeti, a Berio, dai Radiohead a Villa Lobos, passando per Natasha Atlas è un altro elemento fondante della regia di Massimo D’orzi. Il corpo musicale crea lo spazio sonoro del pianeta Solaris, i corridoi angusti e misteriosi della stazione orbitante e le temperature atmosferiche di ogni singola scena.
Il testo: siamo partiti dallo storico romanzo di fantascienza “Solaris” dello scrittore Stanislaw Lem, da cui Tarkovskij ha tratto l’omonimo film, e dalle evocazioni letterarie che la lettura ci suggeriva strada facendo. Durante le prime letture emergevano spesso immagini che si legavano alla poesia di Montale e alla prosa di Proust circa il tema dell‘indifferenza, molto presente nelle reazioni di Chris, il protagonista maschile. Il romanzo racconta il percorso intimo di un amore che si consuma tra le stelle, nella stazione orbitante sospesa nell’atmosfera, mettendo l’accento sulle reazioni di un uomo di fronte all’intensità del proprio sentimento. L’autore di Solaris dipinge l’incontro dell’uomo con qualcosa di nuovo, di non collocabile, di sconosciuto che può essere appunto la conoscenza di una donna ma anche la conoscenza del mondo o l’approccio destabilizzante di una nuova idea, mai considerata precedentemente. Il montaggio del testo di Paola Traverso realizzato insieme all’attrice Angela Antonini crea una “composizione” di parole e versi tessuti in un’unica trama. E’ con immagini letterarie come quelle di Eugenio Montale, Marcel Proust, Michelangelo Antonioni, William Shakespeare, Italo Calvino che il mono-dialogo procede aprendosi con i versi tratti da Antonio e Cleopatra di W. Shakespeare, passando per l’amletico “essere o non essere” immerso nei colori psichedelici e abbaglianti delle immagini di Solaris. Questa tessitura mai forzata, nasce dalla necessità di superare la tragica storia di amore tra un uomo e una donna, per dire della complessità del confronto, senza rinunciare a quella bellezza possibile e raggiungibile dell’innamoramento.
La regia: I dialoghi sono letti ed interpretati da un’attrice sola in scena che, con pochissimi ed essenziali elementi scenici, disegna un continuo movimento di linee e geometrie che attraversano lo spazio. In scena i fogli bianchi del testo diventano essi stessi corpo da avvicinare al volto, abbandonare sul pavimento, portare in aria, calpestare, corpo scenico con cui pararsi gli occhi, danzare, parlare quasi fosse la rappresentazione dell’ “altro”, quello sconosciuto che abbiamo davanti, quasi a rappresentare il corpo a corpo delle autrici con la materia viva del romanzo. Il tessuto musicale che spazia da Ligeti, a Berio, dai Radiohead a Villa Lobos, passando per Natasha Atlas è un altro elemento fondante della regia di Massimo D’orzi. Il corpo musicale crea lo spazio sonoro del pianeta Solaris, i corridoi angusti e misteriosi della stazione orbitante e le temperature atmosferiche di ogni singola scena.
Il 25 ottobre, alle ore 21.00, a Roma, Domus Talenti,
Via delle Quattro Fontane, 113
Via delle Quattro Fontane, 113
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