Con piacere, e grazie agli amici della redazione della neonata rivista digitale "Altrisogni" Rivista digitale di Horror, Sci-fi e Weird, pubblico la mini-intervista che mi è stata fatta in occasione dell'uscita del primo numero, che contiene fra gli altri il mio racconto "Nude mani". Vi rammento che la rivista è acquistabile a un prezzo molto basso su d.books, ovvero qui, e che questa è la pagina del Gruppo della rivista in Facebook.
Non ho esitato un istante ad accettare l'invito a collaborare con la rivista, che presenta varie caratteristiche interessanti: interamente digitale, rivolta ai tre generi Horror, SF e Weird, gestita essenzialmente attraverso FB, e basata su una attenta selezione ed editing dei testi. Insomma, un progetto editoriale innovativo, accurato e ammirevole.
Non ho esitato un istante ad accettare l'invito a collaborare con la rivista, che presenta varie caratteristiche interessanti: interamente digitale, rivolta ai tre generi Horror, SF e Weird, gestita essenzialmente attraverso FB, e basata su una attenta selezione ed editing dei testi. Insomma, un progetto editoriale innovativo, accurato e ammirevole.
In coda al post troverete anche il booktrailer a cura di Baseluna Films.
Arriviamo a un autore di fantascienza molto prolifico e presente sul Web: Francesco Troccoli. Per Altrisogni ha pubblicato il racconto breve Nude mani, una storia breve e rapidissima, ben scritta e interessante. Ecco le domande e le sue risposte.
Altrisogni: Il tuo racconto si svolge in una sola "sala", eppure è molto "ampio": è stato difficile gestirlo in poco testo?
Francesco Troccoli: Quando ho iniziato a scrivere “Nude mani” avevo due obiettivi: dichiarare il mio amore per la scrittura e strappare un sorriso dissacrante. Obiettivi che andavano naturalmente perseguiti attraverso l’uso della fantascienza. Non mi sono posto alcuna regola sulla lunghezza, benché immaginassi che si sarebbe trattato di un racconto di dimensioni contenute. Il risultato finale, ovvero concentrare questa “ampiezza” in un testo tanto breve, mi ha soddisfatto. Un po’ come scattare una fotografia usando un potente grandangolo. Quindi, per tornare alla domanda, non è stato difficile, perché è avvenuto in modo del tutto naturale.
A.: Come fai a capire se uno spunto diventerà un racconto o un romanzo?
F.T.: Non lo so mai. Il romanzo (inedito) che ho da poco terminato era nato come un racconto, e attualmente sto lavorando alla possibilità di trasformare un altro racconto in un romanzo. Quando mi viene un’idea, solitamente la stesura di un racconto è il mio primo atto istintivo. Anche perché, altrimenti, rischio di dimenticarlo. Un po’ come a volte capita con i sogni. Non so ancora se questo sia un limite o una virtù. Forse è entrambe le cose allo stesso tempo.
A.: Come affronti il lavoro su una nuova ambientazione?
F.T.: Se si tratta di un’ambientazione che ritengo di conoscere o poter immaginare efficacemente, inizio a scrivere senza esitare. Se invece è necessario documentarsi, posso farlo prima di iniziare a scrivere oppure durante la realizzazione del testo. In linea di massima, in ogni caso, il mio modo di scrivere tende di più all’immediatezza che alla riflessione. Se sai di saper nuotare, è meglio tuffarsi e sentire l’acqua, piuttosto che decidere in anticipo stile e percorso. Certo, sarebbe bello fare sempre così anche nella vita…
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